La porta di accesso orientale al litorale delle Cinque Terre, ovvero uno dei luoghi più belli d’Italia. Una simile premessa può apparire impegnativa e azzardata, ma certo il fascino e le bellezze del Parco Nazionale delle Cinque Terre, di cui proprio Riomaggiore è la sede, sono tali da meritare un viaggio dall’altra parte del mondo. E, non a caso, l’intera zona è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Riomaggiore è quindi una località da visitare tutto l’anno, anche grazie al clima particolarmente mite, dove trascorrere una vacanza in un’atmosfera unica al mondo.
L’abitato di Riomaggiore iniziò a prendere forma nel XIII secolo, sotto forma di un inespugnabile porto-fortezza, per difendersi dalle frequenti scorrerie dei pirati saraceni. La struttura urbanistica del borgo, alla foce del torrente “Rivus Maior”, da cui ha preso il nome, è giunta fino a noi pressoché intatta, in un colpo d’occhio veramente impressionante, specie provenendo dal mare: diversi ordini paralleli e sovrapposti di case-torri, alte e colorate di calde tinte pastello, incredibilmente arroccate sui due lati della scoscesa valle percorsa dal torrente, quasi a sfidare la legge di gravità, con al centro il minuscolo approdo. Passeggiando tra i suoi angusti vicoli e lungo le sue ripide scalinate, o passando sotto le sue coreografiche volte, si resterà colpiti dall’alternarsi di luci e ombre – a volte quasi buio – in un’atmosfera magica, che nel tempo ha affascinato innumerevoli pittori, come il fiorentino Telemaco Signorini, esponente di spicco della corrente dei macchiaioli (XIX secolo).
Tra i maggiori monumenti di Riomaggiore – anche se, in realtà, è l’intero borgo ad essere un unico, grande monumento – possiamo ricordare: il duecentesco castello, sull’alto del suo colle; la trecentesca chiesa parrocchiale, ricca di opere d’arte; il santuario di Nostra Signora di Montenero, documentato nel XIV secolo ma fondato, secondo la tradizione, addirittura nell’VIII secolo.
Riomaggiore rappresenta, come accennato, l’ottimale base di partenza per visitare il Parco Nazionale delle Cinque Terre. Pensando a un parco nazionale, in genere si immagina un territorio integro, incontaminato, dove la presenza dell’uomo è molto ridotta, se non nulla. In questo caso, invece, il concetto deve essere rovesciato: il parco esiste, e ha senso, grazie alla secolare presenza dell’uomo. In altri termini, senza il lavoro dell’uomo, la costiera della Cinque Terre – alta e frastagliata, a picco sul mare, pressoché priva di tratti pianeggianti – sarebbe bella e affascinante come tante altre, mentre è stata proprio l’opera di generazioni di contadini a rendere questo luogo unico al mondo.Stiamo parlando dei terrazzamenti per la coltivazione della vite. Un lavoro titanico, che ha cambiato il volto della costa: una paziente sostituzione del manto boschivo originario con la coltivazione della vite in terrazzamenti, resa possibile dalla frantumazione della roccia e dalla realizzazione di muri a secco, per l’incredibile lunghezza di 6.720 chilometri!
Il litorale deve essere visitato rigorosamente a piedi, seguendo sentieri e mulattiere spesso a strapiombo sul mare – come la famosa Via dell’Amore o il Sentiero del crinale – toccando antichi santuari e suggestivi borghi, letteralmente sospesi tra mare e montagna. Senza dimenticare, per gli appassionati delle immersioni, i bellissimi fondali, anch’essi tutelati dal parco nazionale.