A poco più di cinquanta chilometri da Bari e a circa quindici dal mare, la località di Alberobello (“Iarubèdd” nel dialetto locale) è sicuramente una delle più caratteristiche di tutta la Puglia. Il nome della cittadina, infatti, richiama subito alla mente l’immagine dei trulli, le caratteristiche costruzioni circolari realizzate a secco e sormontate da una cupola a forma di cono chiusa da un pinnacolo, che qui trovano la loro collocazione più importante. La località è il cuore della Valle dei trulli, un comprensorio costituito, oltre che da Alberobello, dalle cittadine di Locorotondo, Martina Franca, Ostuni, Fasano, Cisternino e Ceglie Messapica tra le provincie di Bari, Brindisi e Taranto. I trulli di Alberobello, più di un migliaio, sono monumento nazionale dal 1930 e dal 1996 sono entrati a far parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Una consacrazione per questi edifici che, raggruppati nel centro storico di Alberobello, appaiono a prima vista come grandi cumuli di pietre, in una visione insieme fantastica e suggestiva. La nascita dei trulli (il nome di origine greca significa appunto struttura circolare) è tutto sommato recente. Le prime costruzioni appaiono verso la seconda metà del XVI secolo, per rispondere ad una ingegnosa esigenza pratica dei contadini della zona: quella di realizzare abitazioni a secco che potessero essere demolite e ricostruite in poco tempo. In tal modo si evitava di pagare l’oneroso tributo che gravava sulle abitazioni stabili.

Quando la tassa venne abolita, alla fine del Settecento, lo stile costruttivo dei trulli si era ormai imposto. La quasi totalità dei trulli di Alberobello, adibiti oltre che ad abitazioni a negozi e ristoranti, si trova nei rioni Monti e Aia Piccola. Ogni trullo è formato solitamente da un vano centrale a pianta quadrata, che comunica per mezzo di arcate con la cucina e le altre stanze. La struttura esterna dei trulli, semplice e solida, è rotonda con tetto a cupola autoportante, composto di cerchi di pietre sovrapposti. I tetti sono abbelliti con pinnacoli decorativi, la cui forma è ispirata a elementi simbolici, mistici e religiosi, che spesso rappresentano anche il marchio di fabbrica degli artigiani che hanno realizzato l’edificio. In passato era possibile quindi comprendere a colpo d’occhio la qualità della costruzione e, di conseguenza, anche le disponibilità economiche delle famiglie che vi abitavano. Il trullo più grande è il Trullo Sovrano, costruito su due piani alla metà del Settecento. L’imponente costruzione, restaurata e riportata all’antico splendore per essere adibita a museo, è arredata con mobili e suppellettili della tradizione locale.

Una leggenda, alimentata dal ritrovamento di alcuni preziosi manufatti occultati in una nicchia, afferma che tra le sue mura sono tuttora celati calici e altri oggetti sacri provenienti dalla vicina chiesa dei Sant Cosma e Damiano, qui nascosti nell’Ottocento per evitare che fossero trafugati dai briganti. Durante il periodo estivo, il Trullo Sovrano ospita manifestazioni teatrali, concerti e serate culturali. Sulla sommità del rione Monti, alla fine degli anni Venti del Novecento, è stata edificata la chiesa di Sant’Antonio, la cui cupola, a forma di trullo, si integra perfettamente con gli edifici circostanti.

La tradizione gastronomica locale è particolarmente ricca e tramanda ricette e sapori del tempo antico. Sicuramente da gustare le pettole e le cartellate. Le prime, nelle versioni dolce o salata, sono batuffoli di pasta lievitata molto morbida fritti nell’olio bollente. Le cartellate, tipiche del periodo natalizio, sono sfoglie sottilissime arrotolate e fritte nell’olio, impregnate di vincotto (mosto di uva dal colore scuro e dal sapore dolce) o miele e spolverizzate con cannella e zucchero a velo. Tra le manifestazioni che Alberobello organizza da decenni, allo scopo di non perdere la memoria delle tradizioni popolari, la più importante è sicuramente la rievocazione storica in cui si ricorda la cacciata del conte che alla fine del Settecento liberò il paese dalla soggezione feudale nei confronti dei signori di Conversano.