L’atmosfera che si respira a Trieste rende la città veramente unica nel panorama dei capoluoghi italiani.
La sua posizione di frontiera, non solo geografica, e le sua travagliata storia l’hanno resa nei secoli un punto d’incontro di culture, lingue e popoli diversi.
La Trieste di oggi è solo l’ultima trasformazione di una città che è stata romana con il nome di Tergeste, poi divenuta Triest sotto la dominazione dell’impero austro-ungarico, e Trst per la popolazione slava che alla fine dell’Ottocento rappresentava un quarto della popolazione.
Città multietnica e plurilinguistica, dove la lingua della burocrazia era il tedesco, l’italiano la lingua del commercio e della cultura, lo slavo la lingua della minoranza etnica e il dialetto triestino (tuttora diffusissimo) un mezzo di comunicazione sopra le parti, Trieste ha conservato una fisionomia mitteleuropea che affascina chi la visita. Questa fusione di mondi diversi è apparente già pochi chilometri prima di entrare in città quando, sul litorale nord, si incontra la sagoma inconfondibile del Castello di Miramare.
Costruito a metà dell’Ottocento da Massimiliano d’Asburgo, arciduca d’Austria e sfortunato imperatore del Messico, il castello oggi trasformato in un museo è circondato da un grande parco nel quale trovano dimora anche molte piante esotiche scelte personalmente dallo stesso arciduca, appassionato botanico. La visita della città può iniziare dalla Piazza dell’Unità d’Italia (storicamente, la piazza Grande), di ampie dimensioni, affacciata sul porto e chiusa su tre lati. Sullo sfondo, di faccia al mare, il grandioso Municipio della fine dell’Ottocento, caratterizzato da una serie di arcate e da una torre con orologio, con le statue di due mori. Di fronte al municipio la bella fontana settecentesca dei Quattro Continenti, raffigurante la città di Trieste che accoglie i commercianti provenienti da tutto il mondo, e la colonna che sorregge la statua dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo. Nella piazza si trovano anche il Palazzo della
Luogotenenza austriaca, decorato con mosaici, oggi sede della Prefettura, e il Palazzo del Lloyd Triestino, attuale sede della Giunta Regionale. Alle spalle della Prefettura, nei pressi del Canal Grande, si trova la chiesa della comunità serbo-ortodossa di Trieste, della metà dell’Ottocento, dedicata alla Santissima Trinità e a S. Spiridione. Di gusto bizantino e caratterizzata da una grande cupola e da ampie decorazioni a mosaico sulle pareti esterne, la chiesa presenta un interno riccamente decorato da pitture ad olio imitanti lo stile dei mosaici. Tornando verso la Piazza dell’Unità si attraversa la Piazza della Borsa, dominata dalla statua di Leopoldo I, imperatore d’Austria, con l’omonimo palazzo dei primi dell’Ottocento (oggi sede della Camera di Commercio). La facciata adorna di un colonnato ricorda quella di un tempio greco. Poco distante il grande teatro Verdi, della fine del Settecento, che ospita ogni anno il Festival Internazionale dell’Operetta. Già chiamato Teatro Comunale cambiò il nome in quello attuale il giorno stesso della morte del grande compositore. Dietro il Municipio sorge il Teatro Romano, riportato alla luce nel 1938 e ancora oggi utilizzato per spettacoli estivi all’aperto. Da qui si sale al colle di S. Giusto, il cuore di Trieste, sul quale sorgeva la città fortificata medievale con la cattedrale dedicata a S. Giusto, arricchita da un enorme rosone, degli inizi del Trecento. A fianco della cattedrale la fortezza, costruita nel Quattrocento ed ampliata sino alla fine del Seicento, è oggi un museo e sede di spettacoli e manifestazioni culturali. Scesi dal colle, c’è tempo per una sosta al Caffè S. Marco, in via Battisti nel centro storico, frequentato da scrittori e poeti, come Italo Svevo, Umberto Saba e James Joyce, prima di prendere la tranvia di Opicina (il Tram de Opcina in triestino), una delle principali attrazioni turistiche di Trieste. La linea, lungo poco più di 5 chilometri, collega con un tracciato in forte pendenza la città (piazza Oberdan) con la frazione di Villa Opicina, a più di trecento metri sul livello del mare. Il panorama che si gode al termine del percorso sarebbe, da solo, un motivo sufficiente per recarsi a Trieste.