Un viaggio turistico a Sarajevo rappresenta, per certi versi, una scommessa per il futuro di questa città e dell’intera Bosnia- Erzegovina, che stanno letteralmente risorgendo dalle immani distruzioni – materiali e umane – di una delle più crudeli guerre della nostra storia recente. Anche il turismo può quindi contribuire a ridare fiducia a questi popoli così provati, oltre a costituire una importante risorsa economica. E, non a caso, i flussi turistici verso la Bosnia-Erzegovina stanno aumentando a un ritmo annuo di circa il 20 per cento, con oltre 255mila pernottamenti nel primo semestre del 2007.
Il territorio della Bosnia-Erzegovina, pressoché al centro della ex- Jugoslavia, si presenta prevalentemente montuoso e collinare, con una orografia complessa e articolata, a formare una miriade di valli, altopiani, crinali e valichi, tra i quali non è facile orientarsi, mentre le poche pianure si concentrano nella zona settentrionale. La vetta più alta, nelle cosiddette Alpi Dinariche, raggiunge i 2.386 metri del Monte Maglic: montagne quindi non esasperate, di facile accesso, a formare vallate il più delle volte dolci e rilassanti, con paesaggi da cartolina, dove il colore dominante è il verde dei boschi e dei pascoli. Il Paese non ha praticamente sbocchi sul Mare Adriatico, ad eccezione di un corridoio largo pochi chilometri, con la cittadina di Neum.
Le condizioni di sicurezza all’interno della Bosnia-Erzegovina, secondo il Ministero degli Esteri Italiano, sono buone e in costante miglioramento, come dimostra anche la graduale riduzione della presenza militare internazionale: solo 7mila uomini nel settembre 2007, a fronte dei 64mila del 1995. Il problema che maggiormente vincola la libertà di movimento è rappresentato dalle mine inesplose: oltre un milione, di cui solo il 30 per cento mappate. E’ necessaria quindi la massima attenzione negli spostamenti fuori dai centri abitati, evitando di inoltrarsi in aree non conosciute, poco frequentate e non asfaltate.
Con un minimo di attenzione, quindi, la Bosnia-Erzegovina è tranquillamente visitabile, a cominciare dalla sua capitale: Sarajevo. Da sempre importante centro turistico – ospitò le Olimpiadi invernali nel 1984 – Sarajevo subì, nel corso delle guerre balcaniche che seguirono la dissoluzione della ex Jugoslavia, un barbaro e crudele assedio durato tre anni. Terminata la guerra, iniziò subito la ricostruzione, tanto che oggi la città appare pressoché “normale” nella sua vivacità e nella sua vita sociale, con alberghi, ristoranti, caffetterie, cinema e musei, con i turisti via via sempre più frequenti. Bascarsija, il vecchio centro storico di Sarajevo, è stato completamente restaurato, alla pari della Ferhadija, la più elegante strada della città, in stile mittel-europeo, con caffè alla moda e tanti negozi di ogni genere. Solamente la zona dei palazzi governativi e le periferie risentono ancora dei danni della guerra. Da non perdere, anche gli scavi neolitici di Butmir e i resti Romani di Llidza, oltre a uno dei simboli della città: la moschea di Gazi Husrev-Bey, risalente al ‘500 ma più volte ricostruita, con il suo minareto alto 45 metri.
Sarajevo può inoltre rappresentare l’ideale base di partenza per piacevoli escursioni nei dintorni, ad esempio sulle montagne di Bjelasnica e Igman, dove si svolsero i giochi olimpici. Poco più a nord, ecco Rakitnica, a circa 1.500 metri di quota, una delle più belle località montane del Paese. Da non perdere, anche per il suo valore simbolico, la città di Mostar, divenuta tristemente famosa nel corso della guerra.
La cucina tipica si riallaccia in modo evidente alla tradizione Turca, con in evidenza lo stufato di vegetali, il caffè e i tipici dolci. Sarajevo è raggiungibile in aereo con voli diretti da Milano, mentre la rete stradale locale non è ancora delle migliori, richiedendo una buona dose di prudenza e pazienza. La Bosnia offre un turismo fatto non solo di divertimento e di svago, ma anche di impegno e di riflessione. Affinché ciò che è accaduto non debba più ripetersi.